Si è svolta quest’anno la sesta edizione del “Fashion Trasparency Index”, lo studio che analizza la trasparenza dei brand in base alle informazioni che divulgano circa la loro strategia ambientale ed etica.
Il Fashion Trasparency Index è organizzato dal movimento internazionale “Fashion Revolution”, il più grande movimento di attivismo della moda del mondo, composto da designer, accademici, leader aziendali, politici, rivenditori e produttori che credono in un’industria della moda globale che conserva e ripristina l’ambiente e valorizza le persone rispetto alla crescita e al profitto, battendosi per un’industria della moda pulita, sicura, equa, trasparente e responsabile.
Fashion Trasparency Index 2021 ha analizzato 250 dei più grandi marchi e rivenditori di moda del mondo in base alle informazioni che divulgano su diversi indicatori quali: le politiche aziendali, l’impatto climatico e ambientale, la catena di approvvigionamento, la trasparenza sui fornitori, ma anche questioni sociali come le condizioni di lavoro, la libertà di associazione, la parità di genere.
Quest’anno sono stati inseriti anche indicatori per misurare la gestione dei lavoratori della filiera durante la pandemia, ma il 97% dei brand non ha rilasciato informazioni circa la perdita di posti di lavoro.
Nel 2021 è il gruppo italiano OVS ad aggiudicarsi il posto più alto, seguito dal colosso svedese H&M, mentre il terzo posto va al Gruppo Timberland.
OVS, in vetta alla classifica, guadagna un 44% in più rispetto al 2020, l’azienda ha puntato sulla trasparenza dell’intera filiera, rendendo nota tutta la catena di fornitura, ha puntato inoltre su iniziative relative alla condizione dei suoi lavoratori, attraverso l’adozione di un codice etico da rispettare.
Tra i brand del lusso i posti più alti in fatto di trasparenza sono occupati da Gucci e Tommy Hilfinger.
Per quasi tutti i brand sul tema della tracciabilità i risultanti sono critici, tra le aziende che pubblicano la lista dei fornitori, il 47% indica quelli di primo livello, solo 11% i fornitori di materia prima, gran parte della catena della moda rimane quindi opaca, mentre lo sfruttamento umano e ambientale prospera, visto che l’industria del fashion risulta essere tra le inquinanti del pianeta.
Ricordiamo che Fashion Trasparency Index non misura l’etica o la sostenibilità di un’azienda, ma la trasparenza della comunicazione, la divulgazione al pubblico di dati e informazioni complete sulle catene di approvvigionamento, sulle pratiche commerciali e sulle conseguenze che tali pratiche hanno sui lavoratori, la comunità e l’ambiente.
L’indice vuole essere però uno strumento per spingere e incentivare i grandi marchi di moda a essere più trasparenti sui loro sforzi sociali e ambientali.
Fashion Revolution crede infatti che la trasparenza sia fondamentale per ottenere un cambiamento sistemico nell’industria globale della moda e che senza trasparenza, sarà impossibile realizzare un’industria della moda sostenibile, responsabile ed equa.
Oggi si parla sempre maggiormente di moda sostenibile e acquisti consapevoli ed un rapporto annuale come il Fashion Trasparency Index aiuta i consumatori sempre più attenti ad orientarsi nelle scelte e diventa importante, di conseguenza, anche per i brand realizzare un cambiamento verso una produzione più etica e responsabile per ambiente e lavoratori: la trasparenza nel divulgare le loro politiche è alla base di questo cambiamento.