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Il “caso” dello spot Esselunga

Le riflessioni di di Alberto Contri sulla pubblicità al centro delle discussioni di questi giorni

 La formula consolidata oramai è: fa discutere la campagna XY…Oggi è il caso della campagna “Pesca” della Esselunga.

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Si tratta di un video di 2 minuti, realizzato con grande maestria, tocco delicato, nessuna retorica.

Fa sinceramente commuovere la storia di una bimba che si inventa una piccola bugia per cercare di mettere pace tra i due genitori separati.

Così sia la stampa per il grande pubblico sia la stampa specializzata sostengono che il video “Fa discutere” perchè sembra voler mettere in discussione la conquista sociale del divorzio.

Evidentemente si tratta di una chiara coda di paglia, in quanto il video non si propone affatto una cosa del genere, ma cerca di proporre il punto di vista della bambina che aspira a vedere tornare a casa il papà.

Non è forse un’aspirazione legittima?

Perchè non potrebbe la piccola sognare una possibile ricomposizione  di fronte  decisioni impulsive, prese magari senza riflettere abbastanza sulla responsabilità sociale di genitori di fronte ad una figlia incolpevole?

Ricomposizione favorita da una piccola bugia inventata per cercare di mettere pace tra  mamma e papà?

È ovvio che le cose non sono così semplici, ma è vietato far sognare?

E’ vietato immaginare che nella mente di una piccola bambina possa albergare il desiderio di avere una famiglia con la presenza di entrambi i genitori?

Semmai dovrebbe far discutere che a far riflettere su certi temi sensibili e delicati siano le imprese che fanno pubblicità…ma ben venga.

A proposito poi del “fa discutere”…Basta un rapido giro sulla rete per accorgersi che non c’è proprio alcuna discussione, dato che la stragrande maggioranza promuove la campagna e la ritiene commovente. 

Chi discute è chi teme che con questa campagna si possa mettere in discussione la legge sul divorzio, oramai acquisita e digerita.

Ma si tratta di una mera coda di paglia, di fronte ad una realtà che si sta dimostrando diversa da quella che si vuol fare credere.

Lo dimostrano i casi della birra Budlight (5 milardi persi in borsa per aver voluto mettere la foto di una trans sulla lattina), del boicottaggio dei parchi e dei film Disney per i troppi characters gay utilizzati, e altri ancora, che dimostrano l’esistenza di un grande popolo cosiddetto normale che non ha timore di considerare desiderabile e normale la famiglia tradizionale con il suo sistema di affetti, di protezione e di cura della prole.

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