Secdondo Fedagripesca-Confcooperative, “ammontano a 100.000 euro al giorno i costi per smaltire i granchi blu (della specie alloctona Gallinectus sapidus ) catturati dai pescatori per mettere in salvo le loro produzioni. A pagarlo sono gli operatori ittici di Emilia Romagna, Veneto e Toscana per tentare di debellare questi “cinghiali di mare” da stagni e lagune. Accade a Goro, Scardovari e Orbetello, il fronte caldo di questa emergenza destinata ad allargarsi”.
Il dossier granchi blu approda sul tavolo della Commissione Ue e a chiedere sostegno per le aziende ittiche è l’europarlamentare Susanna Ceccardi (Lega/ID)
Questo crostaceo originario dell’Atlantico ha invaso le coste adriatica e tirrenica e sta dimezzando le produzioni di vongole, cozze e ostriche (un comparto che fattura 100 milioni di euro) e ora insidiagli avannotti di spigole e orate.
I danni sono evidenti: più del 50% le perdite della produzione di vongole e cozze, ricorda Fedagripesca, e lo smaltimento è stimato in 100mila euro al giorno e gli allevatori ittici più colpiti sono quelli di Emilia Romagna, Veneto e Toscana : solo sul delta del Po sono già 3mila le imprese a rischio.
Nell’interrogazione urgente presentata alla Commissione europea, Ceccardi chiede alla Ue di quantificare il sostegno finanziario alle aziende del settore per far fronte all’ emergenza e di indicare come intenda arginare gli effetti di questo predatore alieno sulla biomassa delle specie autoctone nelle acque comunitarie.
Servono soluzioni per limitare il granchio blu: per esempio la creazione di una vera e propria filiera, per arrivare alla trasformazione dalla pesca ai mangimi, passando dal consumo nelle tavole dei ristoranti . Tra le ipotesi al vaglio anche una lotta biologica , adattando in mare quello che è stato fatto sulla terraferma nei frutteti con le vespe samurai per contrastare la cimice asiatica.
E poi un fondo per sostenere i costi dello smaltimento dei granchi (oggi in capo ai pescatori) .