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In ricordo di Lucio Sociale

Lucio Dalla avrebbe compito 80 anni in questi giorni. Il ricordo di Alberto contri del suo contributo al sociale

Negli ultimi giorni si è parlato molto di Lucio Dalla nella ricorrenza del suo compleanno: fosse stato ancora tra noi avrebbe compiuto 80 anni.

Tutti ne hanno decantato le doti artistiche, la particolare sensibilità poetica e musicale.

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Nessuno ha ricordato il suo importante impegno nel sociale, collaborando con la Fondazione Pubblicità Progresso che ho presieduto dal 1999 al 2019.

Già nel 93 aveva concesso i diritti di una sua canzone per la campagna “Vai a trovare un malato”.

Nel 2003 decisi, con l’intesa del CdA, di realizzare una campagna di sensibilizzazione sulla situazione dei disabili e dei down, che colpiscono sempre il nostro immaginario sotto forma di bambini piccoli, e poi escono dal nostro radar.

Durante un brain-storming, all’unisono con Franco Moretti (allora Presidente dell’Art Directors Club) ci ponemmo il problema di come raggiungere più facilmente il pubblico giovanile, e sempre all’unisono ci demmo la risposta: “troviamo un cantautore disposto a scriverci su una canzone e facciamone un videoclip da diffondere sulle tv musicali. Da lì trarremo anche uno spot e idee per la campagna stampa.

Detto fatto, ma non era facile.

Per fortuna all’epoca ero Consigliere della Rai, e tramite il compianto Bibi Ballandi, trovai modo di incontrare Lucio.

Sapevo che aveva in uscita il disco intitolato “Lucio”, e gli proposi di inserirci una novità, una canzone “sociale”. Che spiegasse come un down guarda la realtà, commuovendosi per un tramonto che a noi normali ci lascia indifferenti. Sapendo che aveva anche una grande fede cristiana, gli illustrai alcuni concetti contenuti nelle “Lettere sul dolore” di Emmanuel Mounier.

Capì all’istante. 

Eravamo all’inizio dell’estate e lui sarebbe andato in giro sulla sua barca dove aveva uno studio di registrazione e dove si sarebbe messo al lavoro.

All’inizio di settembre mi chiamò e mi fece ascoltare “Per sempre presente”, titolo che stava a significare che il mistero della vita si può dispiegare meravigliosamente anche nelle forme apparentemente più disgraziate.

Poi volle coinvolgersi nella fattura della campagna. Così, dopo molte riunioni e discussioni, lo convinsi a venire a vedere una cooperativa creata da Lorenzo Crosta in Brianza, in cui down, disabili, minorati psichici e ex drogati ritrovavano la loro dignità lavorando in unità produttive per terzi, dopo essere stati accolti in affido in famiglie della zona. Lucio ne fu molto colpito e così mi mandò il regista dei suoi videoclip Ambrogio Lo Giudice a filmare la giornata tipo dei “ragazzi” per costruire la traccia visiva del videoclip. Alla fine volle comparire anche lui, perché ritenne di avere pieno diritto di starci in mezzo, “piccolo, brutto e peloso come sono” mi disse. Pronunciando la frase “E allora”, che fu l’head line della campagna stampa, a sottintendere “Ma cosa hai da guardare?”. 

La campagna costituì anche lo sbarco su internet di Pubblicità Progresso, e in una forma molto articolata: gli allievi di una scuola di scrittura della Regione Lazio (sotto la guida di Cinzia Tani e Roberto Cotroneo) scrissero dei racconti su disabilità diverse ambientati in differenti paesi del mondo. I racconti vennero pubblicati sul sito, purtroppo non più disponibile, e il pubblico veniva invitato a leggerli e a votarli; tra i votanti venivano messi in palio premi offerti da Microsoft e Nike. L’editore Marietti pubblicò i racconti in un libro che conteneva anche il dvd del videoclip.

In definitiva si trattò del prototipo di una grande campagna di comunicazione integrata.

La presentammo insieme a tutti quelli che ci avevano lavorato al Presidente Ciampi, nel salone degli specchi al Quirinale. Il Presidente volle nominare per l’occasione Lucio e me Grandi Ufficiali dell’Ordine al Merito della Repubblica Italia.

Ancora un tenero ricordo: Lucio si appese il grande nastro con l’onoreficenza da mostrare nelle  grandi occasioni al suo panciotto, prese sottobraccio Ciccio, il down cinquantenne protagonista del videoclip che compariva anche sulla copertina del libro, e si incamminarono a piedi verso la Stazione Termini, visto che Ciccio non aveva mai visto Roma. A tutti quelli che poteva, Ciccio sillabava “Io sono un attore”. E Lucio: “E io un Grand’Ufficiale”. 

Scena degna di Fellini.

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