HomeAmbienteL’Italia all’avanguardia nella filiera degli imballaggi compostabili

L’Italia all’avanguardia nella filiera degli imballaggi compostabili

Nel 2022 il riciclo delle bioplastiche cresce al 60,7%

Nel 2022 i 155 impianti di trattamento italiani hanno riciclato il 60,7% degli imballaggi in bioplastiche compostabili immesse sul mercato, con un +9% rispetto al 2021.

E’ quanto emerge dalla relazione annuale di Biorepack, consorzio nazionale per il riciclo degli imballaggi in bioplastica compostabile che riunisce 218 imprese ed è convenzionato con 3.777 Comuni nei quali vivono 38 milioni di persone pari al 64,4% della popolazione nazionale.

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Con questa attività, nel 2022 Biorepack ha corrisposto ai comuni 9,3 milioni di euro a copertura dei costi di raccolta, trasporto e trattamento di questi imballaggi (1,8 milioni in più rispetto al 2021).

Il riciclo del packaging compostabile ha come prodotto finale, non solo il compost, ma anche biometano e anidride carbonica che può essere utilizzata per le bevande.

La normativa italiana prevede che la bioplastica sia raccolta insieme all’umido. I target che Biorepack ha fissato nel suo statuto sono quelli relativi al riciclo della plastica del 50% entro il 2025 e del 55% al 2030, percentuali già superate e ora si guarda a nuovi traguardi: « Le differenze di copertura regionale sono ancora troppo marcate, nonostante la raccolta differenziata dell’umido urbano con all’interno  le bioplastiche sia obbligatoria in tutta Italia dal 1° gennaio 2022», racconta il presidente Biorepack Versari. Le convenzioni del consorzio  coprono il 90% della popolazione delle regioni nord-orientali, mentre nelle regioni meridionali si fermano al 53% e nelle isole scendono al 30%. «L’Italia ha generato sistemi evoluti di trattamento della frazione organica perché ha saputo creare un sistema complesso, con una grande varietà di impianti su tutto il territorio.” Il nostro Paese è quello con la maggiore diffusione di impianti per la frazione umida dei rifiuti (nonostante sia ancora assente nella Capitale e in alcune zone   della Campania)

«È stata un’evoluzione, una crescita, che è andata di pari passo con quella della raccolta differenziata dell’umido, iniziata a metà degli anni Novanta con il Decreto Ronchi. Milano è la città che raccoglie più umido pro-capite di tutta Europa: è un sistema che funziona, in cui non c’è stata una sostituzione, ma tutto è nato conseguentemente, in un ciclo che lega la produzione di bioplastiche, per cui l’Italia ha una tradizione, l’utilizzo, nei sacchetti dei supermercati per esempio, e la raccolta dei rifiuti organici» afferma Versari che aggiunge  «È un sistema che si può portare anche fuori, all’estero. Spero si possano diffondere le tecnologie. È un’opportunità per la filiera italiana».

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