Oramai la parola “sostenibilità” è talmente inflazionata da venire a noia.
Con tutto quello che succede: riscaldamento climatico con annesse catastrofi naturali, scomparsa delle api a causa dei troppi pesticidi, eccessi nella dispersione della plastica in mare, nuove malattie a causa di coloranti, conservanti, spreco dell’acqua eccetera, la sostenibilità dovrebbe costituire oramai una priorità assoluta.
Ma osservando la società nel suo complesso, ci accorgiamo che la sostenibilità non riguarda soltanto produzione e consumi, ma anche ad esempio le attività sportive.
A causa dei maxi-stipendi dei calciatori i bilanci di tutte le squadre stanno vacillando, e per la fame di risorse è stata inventata una SuperLega subito naufragata.
Potrebbero fare analoga fine le Olimpiadi di Tokyo: per paura di non incassare i soldi degli sponsor e ripagare i grandi investimenti, gli organizzatori non hanno voluto rimandarle ulteriormente, vista la recrudescenza della pandemia in Giappone e nel resto del mondo. Almeno avrebbero potuto sfruttare più in là tutte le strutture costruite appositamente. Certo non era una decisione facile, vista la pressione degli atleti di tutto il pianeta.
Il CIO ha voluto partire ugualmente, e a due giorni dall’inizio si è appreso che uno dei principali sponsor, la Toyota, pur continuando a fornire la auto elettriche per la manifestazione, sospenderà tutta la programmazione degli spot creati per l’occasione. Il motivo è alquanto semplice: quasi il 70% dei giapponesi ritiene addirittura pericoloso che il Giappone accolga atleti e ospiti da tutto il modo in un momento in cui il virus Covid19 sta rialzando la testa.
Già il fatto che le gare si svolgano senza spettatori è un duro colpo per una manifestazione che ha sempre assunto l’aspetto di una festa popolare molto partecipata. Le inquadrature degli spalti e delle tribune vuote comunicheranno inevitabilmente un senso di tristezza, e le gare si svolgeranno senza le grida e le incitazioni degli spettatori e dei tifosi.
Notizie dell’ultima ora riportano che anche Panasonic e Asahi Breweries stanno seguendo Toyota: dato che probabilmente non resteranno soli, anche i budget televisivi rischiano di virare in rosso.
È noto che uno sponsor investe risorse anche ingenti in eventi che possano accrescere tanto la sua reputazione che la simpatia dei consumatori: il timore di essere addirittura coinvolti in un flop per una improvvisa chiusura che non viene esclusa, ha fatto addirittura sí che il presidente della Toyota abbia deciso di non partecipare alla cerimonia di inaugurazione.
Vedremo che succederà.
C’è solo da augurarsi che l’occasione serva per far tornare lo sport alla sua missione iniziale, riducendo il suo rapporto con il denaro, applicando anche a questo settore un sano principio di sostenibilità.